Descrizione
Di seguito parte del testo della delibera con la quale il Consiglio comunale del 30/06/2021 ha conferito la cittadinanza al Milite Ignoto:
«La proposta, nell’approssimarsi al centenario della traslazione del Milite Ignoto - il 4 novembre 2021 -, si prefigge di realizzare, in ogni luogo d’Italia, il riconoscimento della ‘paternità’ del Soldato che per cent’anni è stato volutamente ignoto e che diventerà così Cittadino d’Italia, rientrando nella simbologia che appartiene alla nostra identità nazionale; la giornata del 4 novembre è, per gli Italiani, ricorrenza civile di profonda rilevanza poiché ricorrono le celebrazioni del Giorno dell’Unità Nazionale e della Giornata delle Forze Armate.
Alla fine della guerra molti dei corpi che furono traslati nei cimiteri militari rimasero senza nome, 60.000 sono infatti i militi ‘ignoti’ che riposano nel sacrario militare di Redipuglia. A guerra finita, ogni nazione volle onorare simbolicamente la memoria dei propri caduti ignoti attraverso un monumento eretto a ricordo del sacrificio di tali uomini ‘scomparsi’ e che pur fecero la Storia dell’Europa del XX secolo. In Italia fu il Colonnello Dohuet a suggerire, nell’agosto del 1920, la sepoltura di un milite senza nome al Pantheon, l’edificio dedicato alla sepoltura dei reali d’Italia quasi a volerne dimostrare il pari prestigio e la pari nobiltà. La proposta fu accettata l’anno seguente, ma al posto del Pantheon per la sepoltura fu indicato l’Altare della Patria. Nell’ottobre del 1921 vennero scelte delle salme di soldati senza nome, provenienti da cimiteri di guerra o dai luoghi di battaglia dove i combattimenti erano stati più cruenti: Rovereto, le Dolomiti, Asiago, il Monte Grappa, il Montello, il Cadore, il basso Piave, il Basso Isonzo, Gorizia, il Monte S. Michele e il Carso. Le bare, tutte identiche e perciò non distinguibili, furono trasferite prima a Udine e poi nella Basilica di Aquileia. Qui, rivestite dalla bandiera tricolore, poco prima della scelta furono ulteriormente spostate fra loro, per garantire l’assoluta imparzialità nella scelta rispetto alla loro zona di provenienza. Il compito della scelta della bara fu affidato a Maria Bergamas di Gradisca d’Isonzo, madre di Antonio, soldato dell’esercito austro-ungarico che aveva abbandonato per unirsi all’esercito italiano col nome di Antonio Bontempelli. Antonio morì in combattimento sull’altopiano di Asiago, dove il suo corpo andò disperso. Questo rito compiuto da Maria, madre di un milite ignoto, l’ha trasformata nella madre simbolica di tutti i militi ignoti d’Italia. Il 28 ottobre Maria Bergamas, durante la cerimonia di selezione del feretro che sarebbe stata traslata fino a Roma, all’altare della Patria, sopraffatta dal dolore e dall’emozione, si posò sulla decima bara, mentre i dieci restanti corpi furono sepolti nel cimitero di Aquileia, dove dal 1953 riposa anche Maria Bergamas. La bara, caricata su un carro ferroviario aperto, affinché la gente potesse renderle onore durante il suo viaggio verso Roma, fu scortata da reduci decorati con medaglia d’oro. Il viaggio del feretro verso Roma durò dal 29 ottobre al 2 novembre attraversando molte città, che ebbero l’onore di omaggiare il milite ignoto. Arrivato a Roma, fu condotto alla chiesa di S. Maria degli Angeli e Martiri ed esposto al pubblico per tutta la notte sotto lo sguardo vigile della Guardia d’Onore. Le esequie solenni furono celebrate dal Vescovo di Trieste, che aveva accompagnato il feretro nel suo viaggio fin da Aquileia avendolo benedetto con le acque del Timavo, fiume di confine del fronte orientale.
Lo stesso Milite Ignoto è stato decorato di Medaglia d’Onore al Valore Militare con la seguente motivazione: “Degno figlio di una stirpe prode e di una millenaria civiltà, resistette inflessibile nelle trincee più contese, prodigò il suo coraggio nelle più cruente battaglie e cadde combattendo senz'altro premio sperare che la vittoria e la grandezza della Patria". 24 maggio 1915 - 4 novembre 1918 (R.D. 1° novembre 1921)».
Così come cento anni quel Soldato è stato voluto “di nessuno” perché potesse essere percepito come "di tutti" e sublimare così il sacrificio di tutti i caduti per la Patria, oggi è giunto il momento in cui in ogni luogo della Patria si possa orgogliosamente riconoscere la “paternità” di quel Caduto.
Alla fine della guerra molti dei corpi che furono traslati nei cimiteri militari rimasero senza nome, 60.000 sono infatti i militi ‘ignoti’ che riposano nel sacrario militare di Redipuglia. A guerra finita, ogni nazione volle onorare simbolicamente la memoria dei propri caduti ignoti attraverso un monumento eretto a ricordo del sacrificio di tali uomini ‘scomparsi’ e che pur fecero la Storia dell’Europa del XX secolo. In Italia fu il Colonnello Dohuet a suggerire, nell’agosto del 1920, la sepoltura di un milite senza nome al Pantheon, l’edificio dedicato alla sepoltura dei reali d’Italia quasi a volerne dimostrare il pari prestigio e la pari nobiltà. La proposta fu accettata l’anno seguente, ma al posto del Pantheon per la sepoltura fu indicato l’Altare della Patria. Nell’ottobre del 1921 vennero scelte delle salme di soldati senza nome, provenienti da cimiteri di guerra o dai luoghi di battaglia dove i combattimenti erano stati più cruenti: Rovereto, le Dolomiti, Asiago, il Monte Grappa, il Montello, il Cadore, il basso Piave, il Basso Isonzo, Gorizia, il Monte S. Michele e il Carso. Le bare, tutte identiche e perciò non distinguibili, furono trasferite prima a Udine e poi nella Basilica di Aquileia. Qui, rivestite dalla bandiera tricolore, poco prima della scelta furono ulteriormente spostate fra loro, per garantire l’assoluta imparzialità nella scelta rispetto alla loro zona di provenienza. Il compito della scelta della bara fu affidato a Maria Bergamas di Gradisca d’Isonzo, madre di Antonio, soldato dell’esercito austro-ungarico che aveva abbandonato per unirsi all’esercito italiano col nome di Antonio Bontempelli. Antonio morì in combattimento sull’altopiano di Asiago, dove il suo corpo andò disperso. Questo rito compiuto da Maria, madre di un milite ignoto, l’ha trasformata nella madre simbolica di tutti i militi ignoti d’Italia. Il 28 ottobre Maria Bergamas, durante la cerimonia di selezione del feretro che sarebbe stata traslata fino a Roma, all’altare della Patria, sopraffatta dal dolore e dall’emozione, si posò sulla decima bara, mentre i dieci restanti corpi furono sepolti nel cimitero di Aquileia, dove dal 1953 riposa anche Maria Bergamas. La bara, caricata su un carro ferroviario aperto, affinché la gente potesse renderle onore durante il suo viaggio verso Roma, fu scortata da reduci decorati con medaglia d’oro. Il viaggio del feretro verso Roma durò dal 29 ottobre al 2 novembre attraversando molte città, che ebbero l’onore di omaggiare il milite ignoto. Arrivato a Roma, fu condotto alla chiesa di S. Maria degli Angeli e Martiri ed esposto al pubblico per tutta la notte sotto lo sguardo vigile della Guardia d’Onore. Le esequie solenni furono celebrate dal Vescovo di Trieste, che aveva accompagnato il feretro nel suo viaggio fin da Aquileia avendolo benedetto con le acque del Timavo, fiume di confine del fronte orientale.
Lo stesso Milite Ignoto è stato decorato di Medaglia d’Onore al Valore Militare con la seguente motivazione: “Degno figlio di una stirpe prode e di una millenaria civiltà, resistette inflessibile nelle trincee più contese, prodigò il suo coraggio nelle più cruente battaglie e cadde combattendo senz'altro premio sperare che la vittoria e la grandezza della Patria". 24 maggio 1915 - 4 novembre 1918 (R.D. 1° novembre 1921)».
Così come cento anni quel Soldato è stato voluto “di nessuno” perché potesse essere percepito come "di tutti" e sublimare così il sacrificio di tutti i caduti per la Patria, oggi è giunto il momento in cui in ogni luogo della Patria si possa orgogliosamente riconoscere la “paternità” di quel Caduto.
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Ultimo aggiornamento pagina: 01/07/2021 19:31:06